Le aziende che desiderano sviluppare relazioni con clienti, partners o future risorse stanno sempre più esplorando nuove strade: dalla brochure patinata e dal sito vetrina (che presentano un mondo ideale ma poco coinvolgente per un pubblico alla ricerca di trasparenza e autenticità) si sta arrivando all’era della conversazione, che rende il lettore un partner nello scambio di informazioni.
Il blog aziendale è una di queste nuove strade: un canale a flusso continuo tra l’impresa, i suoi dirigenti, il contesto, il mercato.
Le imprese italiane, a differenza delle loro cugine anglosassoni, mancano di blog.
Rare sono ancora le aziende che hanno fatto il passo del Web 2.0: magari ci riflettono ma non sanno come agire, su quali soggetti bloggare e, soprattutto, come fidelizzare i lettori.
Per aiutare l’approccio a questa nuova forma di comunicazione, ecco alcuni punti essenziali su cui riflettere prima di inziare l’avventura.
- I contenuti : un blog si valuta innanzi tutto per la ricchezza e la pertinenza dei suoi contenuti: sono questi a decretarne il successo e la longevità.
- La regolarità: un blog deve essere costantemente alimentato e aggiornato, per crearsi un pubblico di lettori e fidelizzarlo: non c’è niente di più triste di un blog lasciato all’abbandono.
- L’ergonomia: un blog esiste solo per essere letto. L’utilizzo di tecnologie, per quanto impressionanti queste siano, non è coerente con questo obiettivo se, per poter leggere qualche riga di testo, si obbligano i lettori ad installare plug-ins e riaprire browsers. Un blog dovrebbe potersi leggere senza problemi su un qualsiasi cellulare.
- La visibilità: non serve a niente fare un blog se questo poi resta nascosto. Deve essere di immediato accesso da tutte le risorse dell’azienda e in particolare dal suo sito istituzionale. Certo l’ideale sarebbe che fosse anche ben indicizzato ed apparisse nei principali motori di ricerca.
- La reattività: il minimo che possa fare l’amministratore di un blog è rispondere prontamente ai commenti lasciati dai visitatori. I messaggi lasciati in sospeso per più giorni riducono l’interattività degli scambi tra l’azienda ed i suoi lettori.
- L’integrazione della comunicazione: è importante che il blog si integri nella comunicazione globale dell’azienda e, in particolare nella sua comunicazione web.
- La qualità della redazione dei contenuti: i blogs sono come gli esseri umani e c’è chi riesce meglio di altri a trasmettere messaggi in modo efficace. Questo, unito alla capacità di stimolare commenti, è determinante per la riuscita di un blog aziendale.
- La trasparenza: non ci si dice proprio tutto tutto in un blog, ma è importante che siano abbordati anche argomenti spinosi, che si possa gioire per un buon risultato o imbestialirsi per una cocente sconfitta. Insomma, si deve uscire dal discorso meramente istituzionale, altrimenti la mancanza di interesse è garantita.
Agganciandomi a quest’ultimo punto, mi sorge spontanea una domanda: come dovrebbe essere un blog aziendale perchè io lo leggessi, ammesso che l’argomento mi interessi?
Un blog è prima di tutto una conversazione: non credo mi interesserebbe parlare con un marchio, o con un reparto marketing, o con un reparto risorse umane.
Vorrei nomi e cognomi, una foto, pagine ‘about’, vorrei leggere articoli con un taglio personale dove mi vengono descritti prodotti e servizi senza enfasi o linguaggio paludato, vorrei passione e coinvolgimento, vorrei avere davvero la sensazione che ci sia “sporcando le mani” per riuscire a trasmettere qualcosa che si reputa importante, che si desideri davvero conquistare la mia fiducia.
Il ritorno di un blog aziendale è essenzialmente di immagine: occorrono mesi se non anni per raccoglierne i frutti, ed il processo è lungo e non è facile.
Sappiate però che non c’è altro modo più semplice o immediato: chi inizia oggi si troverà di certo avvantaggiato domani, a suo agio in un contesto dal quale non si potrà più prescindere.
Ok, detto tutto questo: quanti blog di aziende italiane sto leggendo attualmente? nessuno… 🙁
La tua domanda finale è coinvolgente: “quanti blog di aziende italiane sto leggendo attualmente?”
Sono andato sul mio bloglines ed ho cercato l’iscrizione a qualche blog aziendale: nessuno.
Personalmente ho una chiave di lettura per questa assenza delle aziende italiane, ed ancora è racchiusa in una frase del tuo Post “vorrei passione e coinvolgimento”. Il mio lavoro mi porta all’interno di parecchie aziende durante il giorno: la grande assente nella vita reale è proprio la passione. E’ difficile, se non impossibile, trasmetterla in un blog se non è provata sulla propria pelle. Puzzerebbe subito di falso.
Ok Luigi: il primo che ne scopre uno interessante… batta un colpo! 🙂
La tua chiave di lettura è certo appropriata e scaturisce da studi sul campo, ma spero che, se non per passione, sarà per consapevolezza che le nostre aziende arriveranno a fare il salto di qualità a livello di comunicazione. Ci crediamo, ci crediamo… altrimenti, cambiamo lavoro. 😉
effetivamente è vero.
solo le ditte individuali o le piccole realtà italiane lo fanno.
io lo faccio nel mio piccolo ma sono certo che non possa interessare milioni di persone.
serve solo a dare qualche dritta alla mia clientela