Sono ormai più di 2 anni che si parla di “Enterprise 2.0”: facciamo il punto su quali siano le strategie vincenti per chi intende impegnarsi in un progetto 2.0 a livello aziendale e, per questo, approfittiamo dell’articolo di Don Hinchcliffe: 14 Reasons Why Enterprise 2.0 Projects Fail.
L’autore vi elenca infatti le principali ragioni di insuccesso dei progetti 2.0 delle aziende, che vi riassumiamo in quattro principali fattori di criticità:
- La scelta degli strumenti. Non esiste lo strumento perfetto ma solo un’infinità di soluzioni che dovranno essere adattate al budget, agli obliettivi ed ai limiti oggettivi dell’azienda. Lo strumento scelto è certo uno degli elementi dell’equazione che porterà alla riuscita ma non il più importante, dato che potrò sempre essere sostituito. E’ invece importante non sprecare troppo tempo ed energie nel processo di scelta, e partire con la soluzione il più leggera possibile (per valutarla e/o… cambiarla). Tenete presente che gli strumenti più semplici sono anche i più facili da apprendere e quindi da diffondere.
- L’evangelizzazione. E’ importantissimo trovare i modi migliori per promuovere le iniziative E2.0 e, soprattutto, per spiegarne i benefici ai più scettici. I maestri dell’E2.0 sono coloro che faranno in modo di far superare ai progetti le… distanze tra i vari servizi business unit, altrimenti il progetto rischia di restare accantonato ad un solo dipartimento e di non essere condiviso dal resto dell’organizzazione.
- Gli attori. Molti ruoli possono essere coinvolti in un’iniziativa E2.0. E’ importante riuscire a recuperare gli input di ognuno in modo ottimale e certo non penalizzante a riguardo delle attività più tradizionali.
- Obiettivi e monitoraggio. I benefici dell’E2.0 si fanno sentire nel medio vedi lungo termine. Inutile quindi fissarsi obiettivi a partire dal primo mese o abbandonare dopo due anni di risultati poco significativi. Creare una dinamica 2.0 nelle aziende è un lavoro lungo, soprattutto per quanto riguarda il cambiamento delle abitudini di lavoro e delle mentalità. Non sperate quindi in miracoli dopo un trimestre: tutto sta nel gestire costi e risorse al meglio appunto su tempi lunghi gratificando comunque rapidamente i collaboratori coinvolti, il cui impegno deve essere riconosciuto e valorizzato.
Altro concetto che mi ha particolarmente sedotto in questo articolo è l’approccio empirico “fail fast and often”: fallire in fretta e spesso, in un mondo che ormai sembra in… fase beta, dove il trittico Probe-Sense-Respond è sempre più necessario.
Riporto anche questa immagine della curva di adozione, che trovo significativa:
Sempre sull’argomento, segnalo poi un altro articolo: The secret sauce to successful Enterprise 2.0 adoption, di più difficile sintesi ma che evidenzia gli stessi punti di criticità: riuscire a coinvolgere gli interlocutori giusti al momento giusto, non sottovalutare l’evangelizzazione/formazione, non confidare in un unico strumento, fissarsi obiettivi e strumenti di monitoraggio coerenti.
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