Oggi la Commissione Europa ha annunciato la strategia per rafforzare la sicurezza informatica, con una legge che impone agli Stati di designare le autorità nazionali competenti in materia.
“Perchè il cyberspazio rimanga libero e aperto, le norme, i principi e valori che l’Unione europea difende offline devono valere anche on-line”, ha detto l’alto rappresentante dell’Unione europea Catherine Ashton, durante una conferenza stampa con i colleghi Cecilia Malmström, commissario europeo per la sicurezza, e Neelie Kroes, responsabile per le nuove tecnologie.
Sottolineando “l’importanza di un dialogo aperto, libero e sicuro per le nostre società e le nostre democrazie”, la Kroes, ha dichiarato che non può esistere “alcuna vera libertà senza sicurezza”. E la Malmström ha ricordato che si verificano “oltre un milione di cyber-attacchi ogni giorno”.
La Commissione intende in particolare spingere risorse industriali e tecnologiche nell’ambito della sicurezza informatica, e sviluppare strumenti di cyberdifesa in un’ottica di protezione comune.
Parte essenziale del piano è la proposta di una direttiva (diritto comunitario) che impongono agli Stati di adottare una strategia di sicurezza delle reti di informazione e di designare le autorità nazionali competenti, con adeguate risorse finanziarie ed umane per la gestione del rischio.
Deve poi essere instaurato un meccanismo di cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione per diffondere messaggi di allerta rapida e, i gestori delle infrastrutture di settori vitali quali i servizi finanziari, i trasporti, l’energia e la salute, ma anche gateway di pagamento on line, i motori di ricerca o i social network e le amministrazioni pubbliche dovranno adottare procedure in merito alla gestione del rischio, e segnalare gli incidenti rilevanti di cui siano vittime.
In risposta a questi annunci, Wim Nauwelaerts (avvocato di Hunton & Williams), ha dichiarato che, certo, “risolvere i problemi di sicurezza dei sistemi d’informazione a livello europeo è un passo nella giusta direzione”, ma “il problema è mondiale” e “chiaramente serve un approccio mondiale in materia”.
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